Da L’Istante zero
“Da qualche tempo mi occupo di grafica; in pratica gestisco delle informazioni che poi si concretizzano in immagini anziché in suono, ma è sempre il mio stesso modo di procedere. Dato che lavoro di proposito in casa con dei piccoli computer casalinghi, ho definito questo tipo di attività homeart.
Avevo cominciato a lavorare con il Commodore 64 per fare delle esperienze grafiche… Eravamo nel 1986, facevo delle ‘cosine’ in bianco e nero; ho formulato il manifesto della homeart per dire qualcosa di più e comunque, tutto sommato, erano concetti vecchi che avevo già espresso anche dieci o quindici anni prima in campo musicale. Diciamo che li ho sviluppati lavorando con questi strumenti casalinghi…al concetto di homeart si lega l’idea che questo tipo di attività possa diffondersi. Come verrà diffusa è difficile dirlo; ma questa possibilità che oggi il personal computer offre a tutti, di fare esperienze nel campo della musica, della grafica e di altre discipline mette l’uomo nella condizione di non interessarsi a quello che fanno gli altri. Questo è un altro aspetto nuovo, per lo più sconosciuto nel mondo dell’arte. Prima c’era il confronto, il contatto, le discussioni, gli orientamenti, le vie estetiche molto articolate, tutto meraviglioso, ma adesso le cose stanno un po’ cambiando. Come…dovrebbe essere materia di discussione, discussione a cui dovrebbero partecipare sia gli operatori artistici che i fruitori, coloro che progettano i programmi per computer, i filosofi, i sociologi e così via.
Soprattutto al computer quello che io faccio è una dimostrazione, una proposta, dico: “Guardate cosa si può fare, fatelo!”. E di conseguenza perde il valore di opera d’arte da mostrare agli altri. Io non offro un’opera d’arte, offro un modo di operare, suggerisco un modo di lavorare.
Con gli strumenti che la tecnologia oggi ci offre ogni uomo può esprimersi e manifestare quel tanto di artistico e di fantastico che ha nel suo animo, nel suo pensiero, e che viene di solito ovattato, messo da parte, dai ritmi della vita…
In questi ultimi tempi mi sono accorto che, in fondo, ho sempre fatto della homeart, da più di quarant’anni…in effetti mi rendo conto che ho sempre prodotto per me stesso…Le dodici Composizioni strumentali lo dimostrano…, ho preparato programmi basati sul calcolo combinatorio su tutti i computer con i quali ho lavorato. A quell’epoca ero stanco di tutto nella musica: della forma, dell’agogica, dei rallentandi, dei direttori d’orchestra.
Mi domandavo cosa volevo io, anche se quello che io volevo non piaceva agli altri; e non piace, credo, neanche adesso. Ma a me interessava molto, invece, tutto quello che facevo; quando preparavo un programma musicale – e ugualmente mi accade oggi con la grafica – venivo completamente assorbito dall’idea: questa è homeart!
‘Arte creata da sé e per se stessi, oltre la sfera del giudizio altrui’: non lo merita nemmeno un giudizio, perché può essere cambiata immediatamente; basta cambiare un numero e cambia tutto.”
I processi grafici prodotti utilizzando computers Acorn Archimedes, si concretizzano in immagini anziché idee sonore ma sono in realtà il frutto della stessa linea estetica che ha caratterizzato l’attività precedente. Si tratta di semplici programmi, scritti in un linguaggio di programmazione comunissimo, dotati di autogestionalità e di alta rapidità di elaborazione, caratterizzati ognuno da poche istruzioni all’interno dei quali viene dato spazio alle procedure pseudo-casuali nell’ambito di un’idea artistico compositiva unica, sviluppata poi in una miriade di variazioni grafiche.
Dal 1986 sono stati creati e documentati centinaia di programmi di homeart e di realizzazioni visive, spesso cristallizzate in immagini fotografiche, oltre a serie di alfabeti e di libri ‘unici’, prodotti elettronicamente secondo i medesimi principi, e simbolicamente chiamati homebooks.