Violoncello

La formazione musicale

Tratto da L’istante zero (F. Giomi e M. Ligabue, 1999, Firenze)

“Proviamo! E così nel 1925 ho iniziato a studiare il violoncello al Conservatorio di Musica di Bologna. Il mio insegnante di violoncello, Camillo Oblach, era bravissimo, un esecutore formidabile. Suonava sempre in classe e forse per emulazione o per altro mi ha un po’ influenzato.

I miei primi anni non furono certo brillanti…mi abituai a leggere molto, molta musica, molta musica nuova, con i miei compagni andavamo a fare musica da camera nelle case private e questo ci abituava a suonare insieme. Ad un certo momento c’è stata una svolta nella mia vita di studente: verso tredici o quattordici anni ho cominciato a impegnarmi molto di più. Mi ricordo che al quinto anno di violoncello feci un saggio che fece rimanere tutti a bocca aperta, perché avevo eseguito un pezzo difficilissimo suonandolo molto bene.

Nello stesso periodo cominciò a interessarmi la composizione; mi ci iscrissi dopo aver fatto armonia complementare. L’insegnante di contrappunto era Guido Spagnoli che conosceva la materia in un modo stupendo. La composizione invece era insegnata a quell’epoca dal direttore del Conservatorio Cesare Nordio…Riacquistai l’anno perduto nel corso degli studi e mi diplomai nella sessione autunnale del 1935, studiando tutta l’estate con un caldo da morire per otto ore al giorno…

Ho concluso anche gli studi di composizione e mi sono diplomato nel 1942.”

L'orchestra

Da  L’Istante zero

“Un giorno (i soliti casi fortunati, io ne ho avuti molti) giravo per la strada a Bologna e incontrai Franco Ferrara, mio compagno di scuola, un genio, che era primo violino a Firenze da due o tre anni. Mi disse: ‘A Firenze, c’è un concorso per diversi posti nell’organico dell’orchestra del Maggio, è disponibile anche il posto di primo violoncello. Vuoi venire? Ti accompagno io al pianoforte’. Dissi: ‘Perché no!’. Per me è stata una svolta notevole, mi sono preparato ed ho vinto il concorso, avevo diciannove anni. Mi tennero sotto pressione e dato che ero giovanissimo e appena diplomato mi fecero leggere musica a prima vista a non finire. Suonai il concerto di Dvorak, il Don Chisciotte di Strauss e una serie di altri pezzi. Nella commissione c’erano il sovrintendente Mario Labroca, il direttore artistico Mario Rossi ed altri musicisti…

Ho iniziato le prove con l’orchestra il 26 dicembre 1936, per il concerto inaugurale diretto da Vittorio Gui.”

Orchestra del Maggio musicale fiorentino – 1958

“Se ho avuto un punto di riferimento da un punto di vista interpretativo, Toscanini è uno di questi. Era un uomo che concedeva poco; ‘camminava’, andava veloce, un po’ come faccio io. Purtroppo non ho mai suonato con lui…è andato in America prima che io venissi a Firenze ma ricordo da giovane l’emozione e l’impressione alla prova generale del concerto sinfonico diretto da Toscanini a Bologna, in commemorazione di Giuseppe Martucci; concerto mancato a causa del noto incidente fra Toscanini e un gerarca fascista.

Ho suonato con tanti altri direttori importanti. Bruno Walter, Willem Mengelberg, Leopold Stokowski, Wilhelm Furtwängler, ma Toscanini ha avuto una forte influenza su di me sotto il profilo della misura e della ricerca espressiva. Karajan è venuto a Firenze giovanissimo dando dimostrazione di un talento formidabile. Poi ho frequentato abbastanza Sergiu Celibidache con il quale avevo instaurato un rapporto di amicizia. Era rumeno ma si era formato in Germania. Molto colto, bravissimo, aveva una sensibilità musicale straordinaria. Stravinski …Alfredo Casella…

L’orchestra senza dubbio è stata il posto ideale per la mia maturazione artistica e non solo l’orchestra, anche Firenze. Ero in trattativa per andare alla Scala ma, a quell’epoca, l’unico posto che poteva equivalere a Firenze era solo Roma.

L’attività del Comunale comprendeva annualmente molti concerti con i maggiori direttori, i maggiori solisti, il miglior repertorio; ma sono stati importanti anche i contatti con il Conservatorio, dove c’erano personaggi eminenti, insegnanti di alto livello. Ho avuto benefici enormi da Firenze e anche grande fortuna

Lasciai l’orchestra nel 1966, ma rimasi al Conservatorio.”

L'attività solistica

Da L’istante zero

“Dopo il diploma per la prima volta ho suonato in orchestra al Teatro Comunale di Bologna. Ma intanto cominciavo a fare concerti con successo. Ho raccolto delle critiche positive sui giornali e, guardandole, ancora oggi mi chiedo perché abbia smesso di suonare il violoncello. Ma è andata bene così.

Nel periodo della guerra ho svolto attività solistica a Firenze, al Teatro Comunale e ho suonato parecchio anche per la RAI.

Avevo cominciato a suonare per la radio prima della guerra, poi continuai durante la guerra e anche dopo. Il direttore della Sede Regionale per la Toscana era molto interessato alla mia partecipazione alle trasmissioni della sede di Firenze (la sede era ancora in centro, la nuova sede fu costruita diversi anni dopo). Nei primi concerti veniva usato il microfono, si suonava solo in diretta e in diretta si facevano anche i dischi. In seguito le esecuzioni venivano registrate su filo magnetico, quindi su nastro. Il nastro magnetico ha portato un vantaggio formidabile, si poteva ripetere l’esecuzione e vi si poteva intervenire. Dopo l’avvento del nastro si lavorava molto di forbici per ottimizzare i risultati. Ero diventato quasi di casa alla sede RAI di Firenze: ho suonato molto, sia da solo, sia in complesso eppoi sono stato accolto anche come compositore: sono stati eseguiti diversi miei lavori, come la Composizione n. 5 per tre fagotti. Grazie a tutti questi precedenti ho avuto ottimi rapporti e grande disponibilità per le esperienze successive, per esempio quelle in cui usavo i ponti radio…”

Un’attività musicale intensa che richiedeva parecchio studio: per molto tempo ho fatto cinque ore di prova al Comunale e poi tre o quattro ore di studio sul violoncello…Studiavo molto anche in vista del concorso di insegnante. Studiare per me è sempre stato un imperativo, quando mi impegnavo a fare qualcosa ero molto caparbio e tenace…In ultima analisi credo che tutta la fortuna della mia vita derivi da quello che ho studiato nel periodo tra i dieci e i venti anni; poi ho sfruttato quel patrimonio.

Come violoncellista mi sono occupato della musica contemporanea tanto è vero che ho eseguito abbastanza presto il concerto di Riccardo Malipiero…la musica contemporanea mi interessava moltissimo: ho suonato parecchie volte come solista Hindemith e altri autori stranieri.

Dopo la guerra una parentesi per me importante è stata la partecipazione alla tournée del Pierrot Lunaire e dell’Ode a Napoleone organizzata dalla Società Italiana di Musica Contemporanea sia in Italia che all’estero. Si iniziò nel 1947, in collaborazione con la Universal, casa editrice di Schoenberg. Abbiamo fatto un certo numero di concerti in Italia e poi nel ‘49 siamo stati a Londra, Parigi e Bruxelles. Fra gli altri componenti del complesso c’erano Sandro Materassi, Pietro Scarpini, Severino Gazzelloni…

Nel frattempo Dallapiccola aveva scritto Ciaccona, Intermezzo e Adagio per violoncello solo…mentre si provava il Pierrot Lunaire io studiavo anche il pezzo di Dallapiccola, seguito dallo stesso autore. L’ho eseguito per la prima volta a Londra. Inizialmente non apprezzato poi è divenuto un pezzo di repertorio. Il critico Leonardo Pinzauti mi disse che come lo suonavo io quel pezzo non lo suonava nessuno e una volta lo stesso Dallapiccola mi abbracciò in pubblico.

Quello da cui non mi sono mai sentito conquistato, pur di fronte all’originalità indiscutibile, sono stati l’espressionismo e la scuola viennese, anche se guardavo all’esperienza con molta attenzione.

Tuttavia ricevetti una grande impressione una volta che ho ascoltato la musica di Berg seguita da una sinfonia di Brahms…sentivo Brahms velato dal messaggio più recente di Berg; avvertivo la differenza tra la materia musicale densa e articolata di Berg e il tonalismo di Brahms; e preferivo la prima.

Feci l’ultimo concerto solistico nel 1965 a Perugia. Al violoncello ho dedicato gran parte dei miei primi cinquant’anni. Non ero un violoncellista ‘classico’. Era diffuso un modo di suonare il violoncello un po’ romantico, ma io non seguivo questo stile; ero molto misurato…C’era anche tra i colleghi chi affermava che avevo solo tecnica, ma le recensioni dicevano il contrario. Ero quello che ero, ho fatto il meglio che potevo.”

Pietro Grossi concertista
Pietro Grossi primo violoncello solista dell’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Bloomington