Vita Musicale Contemporanea

All’inizio degli anni Sessanta nasce a Firenze una delle prime associazioni italiane dedicate alla nuova musica: “Vita Musicale Contemporanea”

Da L’Istante zero

“Nel 1960 mi venne l’idea di organizzare dei concerti di musica contemporanea. Guardavo con attenzione a quello che succedeva nel campo dell’arte contemporanea e pensai di prendere qualche iniziativa…Contattai Giuliano Toraldo di Francia per avere un nome autorevole come presidente. Andai da un avvocato per gli atti necessari alla fondazione dell’associazione. Tra i soci fondatori ricordo Elisabetta Borgese, figlia di Thomas Mann, il critico Luciano Alberti, Bruno Bartoletti, Giuseppe Chiari… Cercai dei finanziamenti e cominciai a organizzare concerti da camera, cercando di sfruttare al massimo le poche risorse. Gli esecutori erano per lo più giovani studenti del Conservatorio, bravi e volenterosi.”

1961 Locandina dell’inizio del ciclo di manifestazioni di “Vita Musicale Contemporanea”

I programmi

A parte qualche omaggio, Debussy, Schoenberg e Webern, per il resto era tutta musica attualissima. Ho cercato di rappresentare un po’ tutte le tendenze. Erano impostati con grande varietà. Il primo anno proposi un concerto dedicato a grandi città: Milano, Roma ecc. Ci fu una serata dedicata ai gruppi romani, i giovani di allora, tra i quali Ennio Morricone e Franco Evangelisti che poi tornò anche successivamente con il suo gruppo di improvvisazione. Proprio al primo concerto suonai il pezzo di Dallapiccola. Trovai subito una buona accoglienza. In uno dei primi concerti abbiamo proposto un pezzo di Reginald Smith-Brindle per violoncello e chitarra eseguito da me e da Alvaro Company. Tra le serate più curiose ricordo quelle dedicate alla musica sudamericana o ai musicisti dell’Est. Tutti mandavano la loro musica registrata o le partiture e erano felicissimi di essere eseguiti a Firenze. Erano concerti che dopo quelli della Biennale di Venezia, costituivano una novità per l’Italia…

Si facevano anche delle mostre d’arte, nell’atrio della Sala del Buonumore; avevo preso contatti con artisti che esposero le loro opere e proiettarono cortometraggi; ne fu proiettato anche uno di Bruno Munari…

Ogni serata era presentata da una firma illustre: direttori come Vittorio Gui che fece la prolusione al concerto dedicato a Debussy di cui si celebrava il centenario, critici o studiosi come Umberto Eco, che presentò musica di Berio e dello Studio di Fonologia di Milano e altri personaggi di rilievo. I concerti venivano fatti spesso nella Sala del Buonumore del Conservatorio: bisogna riconoscere ad Antonio Veretti, allora direttore, il merito di aver messo a disposizione tutto quanto occorreva, sala, strumenti, personale.

I professori del Conservatorio protestavano molto a causa dell’indirizzo di questa iniziativa, ma il direttore aveva piacere che si svolgesse.

Curavo personalmente la programmazione artistica, aprendo per quanto possibile a tutto e a tutti…

Nella nota introduttiva del programma del ‘62 si legge: 

La fortuna di Vita Musicale Contemporanea non vuole basarsi su un effimero shock iniziale…nessuna pretesa di originalità fine a se stessa, quindi da parte nostra, ma l’impegno a stringere sempre più contatti tra la musica e il suo pubblico…e il desiderio di contribuire a ridurre la contraddizione, purtroppo caratteristica della nostra cultura, tra la vitalità di certe sue punte, spesso al più alto livello internazionale, e il persistente sordo provincialismo di fondo del pubblico in genere e di tanti organismi ufficiali”.

… nel ‘63:

L’informazione tende alla formazione: lungi peraltro ogni velleità meramente didascalica. Vita Musicale Contemporanea, infatti, invita il suo pubblico non tanto ad “assistere” alla presentazione di un prodotto bell’e confezionato…quanto a verificare, insieme con i primi interessati, i musicisti, significative tranches di quel processo di ricerca e di chiarificazione che la musica sta attualmente maturando in se stessa”.

Da L’Istante Zero

“I concerti erano abbastanza frequentati, c’era tanta gente…non mancarono occasioni di accanita contestazione: un concerto con musiche di Bussotti durante il quale gli studenti del Conservatorio volevano addirittura picchiarlo, la serata di musica elettroacustica oppure quella dedicata a Cage nel 1965. Era la prima volta che si dedicava una serata a Cage in Italia. La stampa era complessivamente ostile.

Però qualche contributo lo abbiamo sempre ottenuto, principalmente dall’Azienda del Turismo, ma anche dal Teatro Comunale e dalla Casa Editrice Bruzzichelli; la RAI poi registrava tutti i concerti.

Malgrado i contrasti riuscivo a portare alcuni concerti anche fuori Firenze, per esempio a Ferrara, dove erano richiesti da Riccardo Nielsen, a Perugia e a Roma su invito della SIMC, la Società Italiana di Musica Contemporanea

Nel 1966 ci fu l’alluvione e tutto fu sconvolto (anche il mio studio che era al piano terreno del Conservatorio fu danneggiato). Sono andato avanti fino al 1967, quando il mio interesse si era ormai spostato verso l’utilizzo musicale del computer.

Se l’associazione fosse stata sostenuta in qualche modo, avrebbe potuto anche continuare, ma a quell’epoca c’era ostracismo. Insomma, se la stampa avesse aiutato un po’; facevano certe recensioni, anche della Biennale di Venezia del resto, che a leggerle ora lasciano assai perplessi…noto invece che ora, passati molti anni è opinione diffusa, anche dei critici, che l’iniziativa abbia avuto dei meriti.”